Compiti autentici

Nel 2006 l’Unione Europea individuò otto competenze chiave per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Recentemente, con la Raccomandazione del 22 maggio 2018, è stato apportato a quell'impianto un consistente rinnovamento non soltanto terminologico. Come si legge in apertura del documento:
Le competenze richieste oggi sono cambiate: più posti di lavoro sono automatizzati, le tecnologie svolgono un ruolo maggiore in tutti gli ambiti del lavoro e della vita quotidiana e le competenze imprenditoriali, sociali e civiche diventano più importanti per assicurare resilienza e capacità di adattarsi ai cambiamenti.
  • Comunicazione nella madrelingua → Competenza alfabetica funzionale
  • Comunicazione nelle lingue straniere → Competenza multilinguistica
  • Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia → Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria
  • Competenza digitale → Competenza digitale
  • Imparare a imparare → Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare
  • Competenze sociali e civiche → Competenza in materia di cittadinanza
  • Spirito di iniziativa e imprenditorialità → Competenza imprenditoriale
  • Consapevolezza ed espressione culturale → Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali
In Italia il decreto ministeriale n. 139 del 22 agosto 2007, stabilisce otto competenze chiave di cittadinanza che ogni cittadino dovrebbe possedere dopo aver assolto l’obbligo d’istruzione (16 anni):
  • Imparare a imparare
  • Progettare
  • Comunicare
  • Collaborare e partecipare
  • Agire in modo autonomo e responsabile
  • Risolvere problemi
  • Individuare collegamenti e relazioni
  • Acquisire e interpretare l’informazione
Di cosa avranno bisogno i nostri giovani nel XXI secolo? Di saperi, senza dubbio. Ma di saperi viventi, da mobilitare nella vita lavorativa e al di fuori del lavoro[…] L’idea di competenza afferma la preoccupazione di fare dei saperi scolastici strumenti per pensare ed agire.

Philippe Perrenoud, Costruire competenze a partire dalla scuola, Roma, Anicia, 2010

Secondo il regolamento sul nuovo obbligo di istruzione (22 agosto 2007), i giovani possono acquisire le competenze chiave di cittadinanza attraverso le conoscenze e le abilità delle competenze di base, riconducibili a quattro diversi assi culturali:
  • Asse dei linguaggi
  • Asse matematico
  • Asse scientifico-tecnologico
  • Asse storico-sociale

Ad ogni asse corrispondono determinate competenze ed obiettivi. Gli assi culturali costituiscono pertanto il “tessuto” per la costruzione di percorsi di apprendimento orientati all’acquisizione delle competenze chiave che preparino i giovani alla vita adulta e che costituiscano la base per consolidare e accrescere saperi e competenze in un processo di apprendimento permanente, anche ai fini della futura vita lavorativa. Sono pensati come direzioni aperte dei saperi e come contenitori interdisciplinari.

La programmazione di un curricolo per competenze deve tenere presenti dunque queste tre fondamentali articolazioni:
  • Competenze chiave per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita (Raccomandazione UE)
  • Competenze chiave e di cittadinanza
  • Assi culturali
Questi riferimenti di ordine generale, che inquadrano il tema di un apprendimento per competenze nella scuola italiana, vanno collegati ai documenti normativi che declinano le competenze nei diversi ordini e gradi scolastici, a seconda dei percorsi e degli indirizzi e sulla base delle rispettive programmazioni didattiche: dalle Indicazioni nazionali della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, alle Indicazioni nazionali dei Licei, dalle Linee guida degli Istituti Tecnici a quelle dei Professionali. Allo scopo di intraprendere concretamente la strada di un insegnamento che, a partire dalle conoscenze e dalle abilità, promuova e sviluppi un curricolo attraverso le competenze sono stati sperimentati, ormai da alcuni anni, i compiti di realtà (o anche compiti di prestazione o compiti autentici).
Sul piano metodologico, il compito di realtà indica un modello di formazione centrato sull’ingaggio degli allievi a fronte di una commessa reale densa di significati professionali, culturali, civici e soggettivi, che opera come un compito-sfida e che richiede agli allievi di mobilitare l’intero repertorio delle proprie facoltà-risorse in modo autonomo e responsabile, al fine di giungere ad una soluzione positiva della consegna, soddisfacente le attese dei committenti e delle norme generali e specifiche proprie del campo in cui si svolge l’azione.

Dario Nicoli, Cultura del lavoro, nuovi contesti di apprendimento e alleanza formativa. Tre prospettive emergenti dalla sperimentazione duale, in «Rassegna CNOS», 1 - 2019, p. 86 e sgg.

I compiti di realtà  sono attività didattiche complesse, aperte, che vengono poste agli alunni come mezzo per dimostrare la padronanza di qualcosa e che richiedono di risolvere una situazione nuova, inedita, utilizzando le conoscenze che l'alunno ha acquisito nel corso dell’attività didattica. Queste prove costituiscono per l'alunno una situazione impegnativa e prevedono di:
  • collegarsi a situazioni di vita reale mediante una committenza (interna o esterna);
  • costituire una dimensione sfidante in rapporto alle conoscenze e alle esperienze possedute e da attivare;
  • arrivare alla realizzazione di un prodotto (un artefatto; un poster; una presentazione; un progetto di ricerca; un cartellone; un video; una relazione tecnica).
I compiti di realtà si svolgono a piccoli gruppi (2-4 alunni); vengono sviluppati attraverso situazioni simulate, scenari educativi, problem solving, project work, attività laboratoriali, attività on the job; coinvolgono necessariamente più discipline; consentono di osservare le competenze in azione.