Come definire la Didattica Laboratoriale
La didattica laboratoriale non è un’esperienza finalizzata al lavoro. È molto di più. Intanto essa prevede una ricollocazione delle conoscenze in comportamenti cognitivi di lunga durata, introiettati e assimilati (che cosa altro sono le competenze se non saperi metabolizzati che vengono riapplicati con intelligenza e consapevolezza in contesti diversi?). La principale di queste competenze, e anche la più trasversale alle discipline, è ovviamente quella linguistica: che ingloba e contamina di conseguenza tutte le altre, dalla matematica alle scienze, dalla filosofia fino alle tecniche. La risoluzione dei problemi e l’argomentazione del discorso sono diramazioni ed estensioni della competenza linguistica, fino al punto che molte delle carenze nelle discipline scientifiche o nel problem solving dei nostri studenti derivano da carenze strutturali di comprensione del testo, della sua logica interna, delle sue articolazioni. Nel vecchio modello trasmissivo l’apprendimento è stato concepito come un processo individuale e vissuto in maniera quasi esclusiva a livello soggettivo. Ora, scrive Bruner, «la tradizione pedagogica occidentale rende poca giustizia all’importanza dell’intersoggettività nella trasmissione della cultura» (La cultura dell’educazione, Milano, Feltrinelli, p. 34). Ma come si raccorda questo vecchio paradigma dell’apprendere da soli, seduti al proprio banco, con l’esigenza di una (nuova) didattica laboratoriale in classe? Una risposta ovvia – scrive ancora Bruner – potrebbe essere che [la classe] è un luogo in cui, fra l’altro, le allieve e gli allievi si aiutano a vicenda nell’apprendimento, ciascuno secondo le proprie capacità. È evidente che questo non esclude la presenza di qualcuno che svolge il ruolo di insegnante. Significa semplicemente che l’insegnante non ha il monopolio di questo ruolo, perché anche gli allievi contribuiscono a creare le impalcature che servono di supporto agli altri. L’antitesi è il modello della “trasmissione”, spesso ulteriormente esagerato dall’enfasi posta sulla trasmissione di “contenuti”. Nella didattica laboratoriale lo spazio-classe – che qui intendiamo anche come luogo aperto, destrutturato rispetto alle sue delimitazioni tradizionali (i banchi, la cattedra, la lavagna) – diviene uno spazio generativo e creativo, semplicemente rovesciando il punto di osservazione e il coordinamento dei modi dell’insegnare: attraverso uno stile didattico che agisca per linee orizzontali; cercando di attivare l’empatia verso i contenuti attraverso la curiosità che si sposta sui contenitori, sugli oggetti da produrre, sulle conoscenze da rendere operative. Impiegare in classe una didattica di tipo laboratoriale significa:- liberare il modello laboratoriale dall’enfasi attivistica e spostare l’accento sul momento cognitivo, sulle dinamiche cooperative e collaborative
- conferire al modello didattico una dignità piena e riconoscibile rispetto ad altre modalità di insegnamento/apprendimento, come ad esempio la lezione frontale;
- inserire l’impiego e il ruolo delle tecnologie secondo un dosaggio controllato e finalizzato: alla consultazione e alla ricerca, alla condivisione, alla comunicazione docente-docente e docente-alunni, alla realizzazione di oggetti e prodotti digitali, oppure di esperienze operative collegate alle unità di apprendimento e all’indirizzo dei percorsi formativi dei Poli Tecnico Professionali;
- declinare il modello nel quadro di un’intelaiatura che operi per competenze, presupponendole come obiettivo ma anche come strumento di lavoro (es.: un gruppo di alunni adopera le proprie competenze linguistiche per predisporre il foglio informativo di una parte del progetto; oppure per riadattare in italiano moderno un testo antico; per simulare un’attività di marketing strategico dell’esperienza, ecc.).
La Didattica Laboratoriale è un complesso di metodologie
In questo senso, essa raccoglie e sintetizza numerose componenti:Relazionali
Un nuovo ruolo del docente attraverso un atteggiamento di mentorship propositiva, incoraggiante, di supporto ad un’esperienza che si prefigura come trasversale alle discipline e come costruzione collaborativa del processo formativo.Didattiche
La Didattica Laboratoriale tende a costruire nella classe una diversa configurazione del setting scolastico che rompa la tradizionale impostazione della lezione frontale, del metodo istruzionale e di un apprendimento individuale. Diventano fondamentali da questo punto di vista la disposizione degli spazi (per gruppi e aree di lavoro); l’organizzazione del tempo della lezione e dell’orario scolastico (compresenze, concentrazione di esperienze di Didattica Laboratoriale per fasi di sviluppo curricolare nel corso dell’anno scolastico); la rifinalizzazione dei contenuti in un apprendimento per competenze, mediante la curvatura e la destrutturazione dei curricoli disciplinari di base sugli indirizzi specifici della scuola, su quelle aree cioè su cui insistono gli interessi e la mission dell’organizzazione scolastica.Strumentali
La mediazione delle tecnologie e la loro ibridazione – anche attraverso il fenomeno del BYOD – risulta determinante ai fini di una costruzione e realizzazione di prodotti che vadano nella direzione dell’innovazione didattica e della risemantizzazione di saperi disciplinari finora inglobati dentro la struttura del manuale scolastico e di una didattica trasmissiva.Partire da una ricognizione preliminare sulle tecnologie disponibili nelle classi (c’è una LIM? È presente un collegamento wi-fi?) per progettare situazioni e configurazioni ad hoc della Didattica Laboratoriale.Progettuali
la Didattica Laboratoriale richiede una diversa consapevolezza riflessiva da parte dei docenti nella progettazione di percorsi laboratoriali in classe: nella definizione di finalità generali e obiettivi di apprendimento; nella descrizione e rappresentazione della sceneggiatura didattica; nell’organizzazione del lavoro con gli studenti; in una diversa modalità di effettuare forme di valutazione individuale e di gruppo.Risorse e strumenti:
- Future Classroom Lab
- Lavorare con le mappe
- La didattica laboratoriale: esempi e modelli (Pearson)
- La classe Jigsaw
- Costruisci una mappa tematica con https://bubbl.us/mindmap
- Tools di strumenti per un ambiente di apprendimento on line
- La didattica laboratoriale in 11 step
- Metodologiedidattiche.it
Padlet - Uno strumento da utilizzare in classe
La Didattica Laboratoriale e il focus sulle competenze
Il focus sulle competenze rappresenta una premessa indispensabile per comprendere la natura e i possibili sviluppi della Didattica Laboratoriale. In più direzioni:
Contestualizzare le conoscenze
I risultati di apprendimento che vengono indicati nelle Linee guida rappresentano un orizzonte «a banda larga» dei contenuti che possono essere veicolati per il loro raggiungimento. I contenuti necessitano quindi di una adeguata contestualizzazione affinché le conoscenze e le abilità si traducano – in quel contesto territoriale e sociale, in quella classe di alunni – in competenze spendibili e capitalizzabili.
Superare la frammentazione dei saperi
La logica delle discipline intese come compartimenti separati è incompatibile con obiettivi di apprendimento declinati sulle competenze. Pertanto si rende indispensabile una comunicazione tra le discipline, in modo da superare la vecchia frammentazione dei saperi e valorizzare la logica della trasversalità delle conoscenze, vero e proprio presupposto di un apprendimento per competenze.
Simulare ambienti di apprendimento riconducibili a situazioni operative
La natura delle discipline non risponde più ad un puro e semplice dominio dei contenuti, ma si configura piuttosto come un corredo di metodologie per apprendere e per trasferire questo apprendimento in altri ambiti e contesti (imparare ad imparare). È questo un passaggio chiave per comprendere la validità della Didattica Laboratoriale come metodo per simulare ambienti di apprendimento riconducibili a contesti situati, funzionali ad un rispecchiamento dell’allievo in quella determinata esperienza che il laboratorio in classe è in grado di ricostruire.
Gli scenari educativi per la Didattica Laboratoriale
Nella Didattica Laboratoriale – in particolare in quelle discipline di base (italiano, matematica, scienze) che costituiscono una criticità evidenziata dalle rilevazioni nazionali e internazionali – occorre strutturare percorsi che possano suscitare un nuovo interesse per l’insegnamento e l’apprendimento. Attraverso quale metodologia è allora possibile agire a livello di un vero e proprio laboratorio di classe, attraverso operazioni concrete, manualità, collaborazione e condivisione, senza perdere di vista il nesso con materie e contenuti tipicamente astratti e concettuali? Una delle strategie che abbiamo utilizzato nel percorso sul Ragazzo selvaggio dell’Aveyron è quella dei cosiddetti scenari educativi.
Uno scenario è il risultato di due dimensioni e condizioni che agiscono in modo parallelo:
- il disegno narrativo che l’insegnante elabora nella progettazione dell’attività, secondo uno schema-modello di narrazione che comprende lo sviluppo e lo svolgimento del lavoro, i materiali e gli strumenti che verranno utilizzati, le tecnologie di supporto, la metodologia didattica impiegata (lavori di gruppo; affidamento di incarichi; peer education; riunioni di verifica e di socializzazione del lavoro, ecc.), la verifica e la valutazione.
- la simulazione di un contesto operativo attraverso la rappresentazione di una realtà che potrebbe accadere in un contesto lavorativo: lo scenario, in questo caso, riproduce una sorta di gioco di ruolo, prefigurando però uno sbocco e una finalità che riconducono al proprio indirizzo di studi, riportando le discipline dentro una cornice di senso che riattivi l’interesse e la motivazione degli allievi.