Epistola a Cangrande

dante_SignorelliLe Epistole di Dante Alighieri sono tredici lettere, tutte in latino, giunte fino a noi attraverso vari codici. È perciò legittimo supporre che si tratti solo di una parte di quelle che Dante scrisse: un sospetto confermato da testimonianze soprattutto di epoca umanistica, che riferiscono di almeno una lettera inviata ai Fiorentini (forse dopo la battaglia della Lastra, nel 1304), e una a Cangrande della Scala (nel 1310).

Obbedendo alla regola classica, accettata durante tutto il Medioevo e oltre, secondo cui l’epistola costituiva un vero e proprio genere letterario, la scrittura epistolare di Dante si adegua ad una precisa codificazione retorica e ad uno stile sostenuto, rispettoso delle regole del cursus.

Di particolare interesse sono le tre epistole (V, VI,VII) legate alla discesa di Arrigo VII in Italia, che esaltano la missione dell’imperatore. La prima si rivolge ai «re, senatori, duchi, marchesi, conti e popoli d’Italia»; la seconda agli «scelleratissimi fiorentini che sono dentro la città»; la terza, infine, all’imperatore stesso, invitandolo ad agire con la massima fermezza.

D’altro tono è l’Epistola III, inviata a Cino da Pistoia: in essa Dante risponde affermativamente alla domanda dell’amico, se l’anima, dopo la fine di un amore, possa aprirsi del tutto ad uno nuovo, inviandogli il sonetto Io sono stato con Amore insieme.

Una pagina importante della biografia dantesca è l’Epistola XII, rivolta ad un amico fiorentino non identificato: il poeta vi rivendica dignitosamente la propria innocenza e rifiuta il ritorno in patria alle condizioni umilianti che gli verrebbero imposte.

Un rilievo a sé merita infine l’Epistola XIII, indirizzata a Cangrande della Scala unitamente all’intera cantica del Paradiso (o ai suoi primi canti, secondo un’altra ipotesi). La critica contemporanea tende ormai, con poche voci di dissenso, ad attribuirla a Dante, ma qualche perplessità rimane, ed è comunque dubbia la datazione, che oscilla fra il 1315 e il 1317. Si divide in due parti di diverso tenore: la prima è una dedica del Paradiso al Signore di Verona, per ringraziarlo della sua ospitalità e protezione; segue una specie di guida alla lettura della Commedia, alla sua interpretazione e al duplice significato, letterale e allegorico, che le va attribuito.

Allegato

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.