Nuove didattiche per nuovi scenari

Conoscenze e competenze

Il ritorno preponderante ad una centralità della scienza – accelerato dalla vicenda devastante di una pandemia mondiale – spinge verso una riconfigurazione del curricolo che, dalle materie scientifiche, si allarga alle humanities e a tutto l’impianto dei saperi.

Già da tempo molti paesi hanno affrontato il proprio riposizionamento nello scenario dell’economia mondiale in termini di un rafforzamento metodologico nell’approccio alle scienze, alle tecnologie, all’ingegneria e alla matematica (STEM). Questo riassetto è avvenuto all’interno di azioni di riforma dei sistemi scolastici ed è supportato da importanti iniziative di ricerca, sperimentazione e sviluppo che hanno spostato il baricentro del setting formativo dai saperi ai processi di apprendimento e alle didattiche necessarie per interpretare il ripensamento della conoscenza, l’innovazione, la dimensione del futuro.

Un tema che emerge è quello delle pratiche, che tendono a sostituirsi alle skills, alle abilità fini a se stesse. Nelle pratiche è infatti ravvisabile il paradigma del rispecchiamento, che ha una forte valenza orientativa. Insegnare che cosa fa lo scienziato, quali sono le pratiche della scienza nell’atto dell’operare, riconduce infatti agli strumenti conoscitivi, alle tecniche del lavoro dello scienziato, ai metodi della ricerca, e consente di mostrare allo studente la cassetta degli attrezzi necessaria per quello specifico dominio di competenza. Competenze e conoscenze vengono ricondotte dentro una modalità più compatta, di interrelazione costante e non separata dai contenuti rilevanti, o peggio mascherata da un semplicistico «saper fare».

 

Come si guardano i problemi e i fenomeni della conoscenza?

In modo sempre più riflessivo, olistico, generale, indagando la trasversalità dei problemi. Se guardiamo al sistema scolastico italiano ciò che emerge è soprattutto una situazione di inadeguatezza del curricolo a fare fronte a queste richieste.

Dove l’innovazione ha prodotto il cambiamento e dove questo cambiamento è misurato da opportune indagini che ne abbiano verificato in termini quantitativi e qualitativi i risultati in termini di apprendimento, motivazione, autonomia, comportamenti prosociali, organizzazione e governance, in questi casi si è riscontrata una riduzione notevole del divario culturale e cognitivo degli alunni, si è constatata cioè l’efficacia dell’innovazione possibile.

 

 

Mappare i saperi

La frammentazione del curricolo nel sistema scolastico italiano ha spesso corrisposto all’esigenza di ricomporre delicati equilibri all’interno e tra le componenti del mondo accademico, delle sue cordate disciplinariste. Ha risposto più all’esigenza di non intaccare logiche di potere e di spartizione di sfere di influenza che a quella di rileggere e adeguare il senso dei saperi all’evoluzione del quadro culturale, economico e tecnologico della società contemporanea.

I sistemi scolastici che oggi mostrano non soltanto il quadro più avanzato di innovazione metodologica ma anche i risultati migliori in termini di apprendimento e di  socializzazione del processo formativo, sono anche quelli in cui gli standards, i livelli di competenza e gli obiettivi della conoscenza che si apprende a scuola sono stati riorganizzati all’interno di contesti e ambienti di apprendimento aperti e di approcci cross-curricolari, secondo una logica di «ecologia dello sviluppo», in una prospettiva olistica, sincretica, induttiva, che privilegia la dimensione progettuale dell’apprendimento, i contesti situati, i fenomeni del mondo reale, l’interrelazione della conoscenza, la mappatura dei saperi in quadri concettuali che vengono indagati attraverso le pratica della ricerca piuttosto che assimilati attraverso procedure trasmissive.

Benché nutrita di una consolidata tradizione culturale e di una preponderante attenzione ai contenuti, è stato proprio il filo diretto tra il mondo accademico e la formazione degli insegnanti che, soprattutto nella scuola secondaria, ha consentito il travaso del modello universitario della lectio e garantito la sopravvivenza di un curricolo a trazione disciplinare: organizzato attorno a programmi, contenuti, oggetti del sapere, manualistica specializzata, procedure e metodologie consolidate, meccanismi ripetitivi.

L’attuale conformazione del curricolo è anche lo specchio della frantumazione del sistema scolastico in una miriade di percorsi, indirizzi, settori, opzioni, sperimentazioni e articolazioni (una quarantina, tra licei, tecnici e professionali): una compartimentazione rigida a cui corrisponde un elevato numero di materie di insegnamento e di classi concorso.

 

Essenzializzare cosa?

Nell’attuale contesto condizionato dal Covid-19, una domanda che in questo periodo è venuta dalla scuola – dal proprio interno, da dirigenti e docenti – è stata quella di una revisione del curricolo, di una sua essenzializzazione: questa richiesta coinvolge la questione dei contenuti, del canone dei saperi indispensabili per la scuola del XXI secolo, e implica una riorganizzazione delle materie di insegnamento. Ma non c’è solo questo: c’è anche una domanda di senso più generale, sulle sfide che attendono i sistemi di istruzione: cosa possiamo riportare al centro della riflessione degli insegnanti? Di quali conoscenze hanno bisogno i nostri alunni perché possano aspirare a diventare competenti in qualcosa? Quali sono i contenuti rilevanti di un curricolo scolastico?

Un primo aspetto su cui riflettere è la natura qualitativa di questo processo: cioè il fatto che non si sta parlando di una riduzione, né di uno sfoltimento indiscriminato dei programmi scolastici – quindi di un impoverimento generalizzato delle conoscenze – ma di una riarticolazione qualitativa. Si tratta cioè di una questione di efficacia didattica, e non di completezza dei programmi. L’esempio del canone letterario è emblematico di questo processo: per approntare ciò che è essenziale non è tanto importante il cosa, la «lista degli autori», quanto invece il come (le metodologie), i criteri di rilevanza, le prospettive di sviluppo, di indirizzo e di orientamento che quei contenuti essenziali aprono nella vita formativa dello studente.

Il secondo aspetto riguarda il modo in cui, a scuola, si costruisce la conoscenza. Un curricolo essenziale è sempre di meno centrato sull’imparare nozioni date, certe, vere, riprodotte, e sempre di più focalizzato su una conoscenza in costruzione, cioè sull’apprendere e utilizzare metodi e strumenti per accedere alla conoscenza.