Le artes dictandi

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Uno dei maggiori contributi alla nascita del volgare in Italia provenne dagli studi di retorica, che ebbero come sede privilegiata Bologna (già ricca di cultura giuridica) e che si definivano artes dictandi, ossia «arti, dottrine del comporre». L’ars dictandi, già nota nell’Alto Medioevo, riguardava all’inizio le regole per la dettatura dei testi, secondo la consuetudine degli autori a comporre dettando ai loro segretari e scrivani. Piú tardi, essa si amplia e si precisa sotto forma di epistolografia, ossia arte non solo di dettare, ma di comporre lettere. Inoltre, in breve tempo, si diffonde l’uso che gli atti emanati dai capi di governo e dalle autorità civili ed ecclesiastiche siano trasmessi ai funzionari e ai magistrati sotto forma di lettere; per questo motivo, l’arte di dettare si allarga all’attività di notai e cancellieri. Anche da questo deriva un lungo periodo di decadenza, durante il quale l’ars dictandi si riduce ad una serie di formule fisse, tipiche del linguaggio burocratico. L’ars dictandi comincia a rifiorire nell’XI secolo a Bologna, concretizzandosi in una vera e propria disciplina scolastica, volta a elaborare precisi criteri di stile. Essi devono rispondere all’esigenza di costruire il periodo su norme linguistiche e sintattiche tali da rispettare i canoni dell’oratoria classica. Proprietà nell’uso dei vocaboli, coerenza del periodare, rispetto della «teoria degli stili» sono i fondamenti di questa precettistica, che si estende ben presto dal campo della prosa a quello della poesia. Nelle scuole, i magistri («maestri») o dictatores («dettatori») insegnano ai discepoli, assieme alle nozioni di diritto, quelle di retorica; spesso le lezioni vengono raccolte e coordinate in trattati, nei quali si analizzano gli aspetti tecnico e teorico del comporre, con l’accompagnamento di una sezione esemplificativa. I maestri, bolognesi o giunti a Bologna per insegnarvi la loro dottrina, sono molti e celebri. Tra loro ricordiamo Guido Faba; Boncompagno da Signa (1165?-dopo il 1240), autore del Candelabrum eloquentiae; Guidotto da Bologna (metà del XIII sec.), autore di un Fiore di rettorica, volgarizzamento della Rhetorica ad Herennium di Cicerone; Maestro Bene da Firenze (?-1239), artefice di trattati assai conosciuti e apprezzati nella sua epoca.