Dante e l'allegoria medievale

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L’impiego dell’allegoria è una caratteristica della cultura medievale: il lettore viene costantemente invitato a cogliere ogni sfumatura, per comprendere il significato più vero e più profondo, nascosto dietro l’immagine che gli si offre. Inoltre, Dante spazia attraverso una gamma pressoché inesauribile di questioni. Teologia e scienza, cultura e politica, filosofia e ideologia concorrono a costruire un mondo concettualmente elaborato, complesso, denso di significati. Una riflessione continua e attenta è indispensabile per cogliere e comprendere, almeno in parte, la molteplicità di riferimenti che si trovano nel testo. Molto spesso, la materia è ardua, i presupposti dottrinari difficili, le concezioni cosmologiche quasi indecifrabili. Non solo il lettore moderno, ma anche quello medievale doveva restar perplesso di fronte ad essi. Persino Dante ne è consapevole, se sente, più volte, il bisogno di avvertire ed esortare coloro che sono «in piccioletta barca / desiderosi d’ascoltar» (Par., II, 1-2): chi non possiede gli strumenti culturali indispensabili a seguirlo, farà meglio a non mettersi «in pelago» (in mare). «L’acqua ch’io prendo già mai non si corse», afferma il poeta (Par., II, 7): non a caso egli ha bisogno dell’aiuto di Minerva (la sapienza), di Apollo (la poesia) e delle nove Muse (le dee che proteggono le arti e le scienze), che lo accompagnano. I versi alludono alla difficoltà del Paradiso, ma valgono per l’intero poema.

Tuttavia, lo schema teologico, arido sebbene grandioso, l’impianto concettuale rigido, l’intricato sistema di rimandi allegorici non sono sufficienti a spiegare la grandezza della Commedia. Essa non si limita a ripercorrere, sia pure con maggior dottrina e sapienza letteraria, la strada dei grandi trattati medievali, ma è animata in ogni sua pagina da sentimenti e da emozioni che le conferiscono una intensità umana assolutamente nuova. Il genio e la modernità di Dante stanno proprio in questo: egli supera l’astrattezza e la freddezza delle teorie, e riesce a riversare nel suo racconto la linfa della partecipazione e dell’esperienza individuale.