Le università

  Stampa la pagina << indietro
Alla fine del XII secolo nasce in Europa l’università degli studi (a Bologna uno Studium generale è già attivo all’inizio del XII secolo): al loro interno gli studenti, riuniti in corporazioni, cercano una più ampia autonomia dall’autorità comunale o ecclesiastica, mantenendo un deciso carattere cosmopolita. Da un certo punto di vista si potrebbe dire che le università sono state l’istituzione antagonista dei monasteri, un prodotto del mondo borghese imprenditoriale, ma anche il segno di una mutata prospettiva antropologica e culturale.

 

 

Nelle università (famose quelle di Bologna, per lo studio del diritto, e di Parigi per lo studio della filosofia e della teologia) la lezione si svolgeva sul modello della lectio, la lettura e il commento di passi antologici di alcuni auctores, seguivano poi le quaestiones, cioè una sorta di dibattito alimentato dalle domande degli studenti. Le quaestiones erano di due tipi: vi erano quelle disputatae, cioè ordinarie e ripetute periodicamente nel corso dell’anno accademico, e vi erano poi quelle quodlibetales (dal latino quodlibet, qualunque cosa) che si svolgevano a Natale e a Pasqua e consistevano in un pubblico dibattito senza limitazione di argomento e senza che gli insegnanti potessero preparare in anticipo le risposte.
L’università divenne in breve tempo un organismo di grande prestigio: elaborava i nuovi contenuti del sapere, formava gli intellettuali, la classe dirigente, i tecnici; attirava interessi culturali ma anche economici. Fino al Duecento il controllo dell’istruzione superiore era stata una prerogativa della Chiesa, un privilegio che ora veniva a cadere non senza aspre polemiche come quelle sul conferimento della licentia docendi (l’abilitazione all’insegnamento), sulla retribuzione dei docenti, sulle materie di studio. Nella seconda metà del XIII secolo l’università di Parigi fu investita da una violenta polemica che vide protagonista la crescente influenza dei Domenicani: questi rivendicavano potere e prestigio all’interno dello Studio, e in più non sollecitavano retribuzioni di alcun genere. Il risultato, grazie all’appoggio del papa Alessandro IV, vide la sconfitta dei professori «laici» e l’affermazione della cultura filosofica e teologica di Tommaso d’Aquino e Duns Scoto.