Arti liberali e arti meccaniche
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La distinzione in arti liberali e arti meccaniche fu effettuata per la prima volta da Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.), storico, erudito e studioso della letteratura, che ordinò il sistema delle scienze in una delle sue ultime opere, le Disciplinae, composte di nove libri, che venivano a costituire una vera e propria enciclopedia delle arti liberali. Nei secoli VIII e IX i maestri della rinascita carolingia (Alcuino di York, Rabano Mauro) hanno ricevuto la materia relativa alle arti liberali dalla cultura della tarda antichità, (Sant’Agostino, Marziano Capella, Isidoro di Siviglia, Boezio, Cassiodoro) e hanno consegnato questa tradizione alla cultura universitaria del Medioevo. L’importanza delle arti liberali e la loro supremazia rispetto a quelle meccaniche diviene così patrimonio di tutta la cultura medievale [ Pedagogia medievale ]. Essa può essere riassunta nelle osservazioni del teologo e filosofo Ugo di San Vittore (1096 ca.-1141), che nel Didascalicon, un’opera enciclopedica composta probabilmente prima del 1125, scrive: «Le arti tecniche sono dette meccaniche ossia falsificatrici, perché l’attività dell’uomo artefice si appropria della percezione delle forme che imita dalla natura. Le sette arti liberali sono così chiamate, perché richiedono animi liberi, cioè non impediti e ben disposti (infatti tali arti perseguono penetranti indagini sulle cause delle cose), ovvero perché nell’antichità soltanto gli uomini liberi, cioè i nobili, si dedicavano ad esse, mentre i plebei e coloro che non avevano avuto rappresentanti delle proprie famiglie nelle cariche pubbliche, si occupavano delle arti tecniche con la competenza del loro lavoro». Del tutto diversa è la prospettiva formativa delle arti meccaniche. Da Aristotele definite in senso lato anche «scienze», le arti meccaniche erano delle vere e proprie tecniche, più tardi specializzatesi in mestieri, cioè in discipline manuali. Il rilievo e la loro importanza nella formazione dell’uomo crebbero nel Quattrocento e nel Cinquecento quando, parallelamente a una «decompartimentazione» del sapere (secondo una nota formula dello storico dell’arte Erwin Panofsky), anche la tradizionale unità della conoscenza si frantumò a vantaggio di un costante sviluppo della scienza empirica. Le arti meccaniche comprendevano Armatura, Medicina, Venatio (arte della caccia), Lanificium (della lana), Navigatio, Theatrica, Architettura e Pittura. La medicina e l’architettura, che originariamente facevano parte delle arti liberali, vennero incluse nel secondo gruppo da Marziano Capella nella sua monumentale opera in nove volumi intitolata De nuptiis Philologiae et Mercurii (Le nozze di Filologia e Mercurio, ca. 430 d.C.). Marziano Capella riduceva a sette le nove arti liberali, trasmettendo alla cultura medievale il modello per ogni curriculum degli studi umanistici.