La prosa didattica e la retorica

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Quando è già fiorente la poesia didattica, nasce la letteratura didattica in prosa, che risponde in modo piú adeguato all’esigenza di divulgazione del sapere che abbiamo visto manifestarsi con il sorgere della civiltà comunale. Essa trova i suoi esponenti di maggior rilievo nell’ambiente toscano con autori come Brunetto Latini [ Brunetto Latini ] e Bono Giamboni [ Bono Giamboni ]. Si tratta generalmente di opere di carattere compilatorio, cioè formate da un accumulo di nozioni eterogenee ricavate da testi precedenti di autori classici o stranieri (una delle fonti piú utilizzate è ad esempio Le roman de la Rose di Guillaume de Lorris e Jean Clopinel de Meung-sur-Loire) in cui prevale l’intento enciclopedico, tipicamente medievale, di offrire una sistemazione complessiva dello scibile secondo una classificazione gerarchica rispondente ad astratti criteri dottrinali e del tutto scissa da una effettiva esperienza del reale. Ma proprio in questi limiti di metodo, in questo approccio alla conoscenza di carattere ancora prescientifico sta per il lettore moderno il maggior motivo di fascino delle prose didattiche: la visione del mondo che esse ci propongono conserva tutta la freschezza di una cultura ancora capace di stupirsi e di considerare con commozione il meraviglioso spettacolo del creato. Accanto alla letteratura didattica di argomento naturalistico-scientifico nasce anche un filone dedicato alla stilistica e alla retorica [ Le artes dictandi ] inteso cioè a fornire modelli ed esempi di bello stile in prosa volgare. Spicca fra coloro che si specializzarono in questi temi il bolognese Guido Faba [ Guido Faba ], autore di trattati come la Gemma purpurea e i Parlamenta et epistolae, in cui agli esempi latini si affiancano le corrispondenti formule volgari, in modo da offrire una sorta di prontuario per stendere con eleganza e sicurezza testi ufficiali ed epistolari di alto profilo formale.