Letteratura in lingua d'oïl

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La letteratura d’oïl è costituita, per la gran parte, dalle [ Chansons de geste ] («canzoni di gesta»), raccolte nei cicli carolingio e bretone. Nel ciclo carolingio spicca la [ Chanson de Roland ] (Canzone di Orlando), che risale alla prima metà dell’XI secolo. Nel ciclo bretone (la designazione abbraccia sia l’Inghilterra del Sud-Ovest, sia la penisola nel Nord-Ovest della Francia) si narrano invece le gesta dei cavalieri della Tavola Rotonda e del loro re, Artú. Fra le loro imprese leggendarie occupa un posto preminente la ricerca del Santo Graal, la coppa dove Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo crocifisso. Le forme in cui sono raccontate le gesta dei cavalieri sono varie: canti con accompagnamento musicale, poemetti, romanzi in prosa. Idealità cavalleresche, audacia e spirito di sacrificio ricorrono anche nel ciclo bretone, come in quello carolingio, con in piú la presenza di altri elementi, tra i quali spiccano in particolare il soprannaturale e il magico. Ma, soprattutto, il ciclo bretone è contraddistinto da un fortissimo senso dell’avventura. I protagonisti s’impegnano in azioni nelle quali l’alto rischio personale permette di misurare le proprie capacità e di raggiungere la gloria individuale, per lo piú con lo scopo di conquistare la donna amata. Nel ciclo bretone comincia a prender forma il modello del cavaliere errante, che avrà una larga diffusione nelle letterature dei secoli successivi in tutt’Europa. L’autore piú noto del ciclo è Chrétien de Troyes, vissuto tra il 1135 circa e il 1190 circa, cui sono attribuiti cinque romanzi cavallereschi, tra i quali Lancelot e Perceval, che hanno per protagonisti i due celeberrimi eroi della Tavola Rotonda. Meno noto, ma di discreta diffusione, è anche un terzo ciclo di ispirazione classica, che si riallaccia ai poemi epici di autori latini (Virgilio, Lucano, Stazio). In esso, i protagonisti sono gli eroi della letteratura antica, come Enea, celati sotto vesti medievali. I fabliaux («favolelli») sono invece brevi racconti in versi che affrontano temi piú realistici, talora con intento satirico. La loro massima espressione si ha, nel corso del XIII secolo, con Le roman de la Rose (Il romanzo della Rosa) di Guillaume de Lorris e Jean Clopinel de Meung-sur-Loire, e con il Roman de Renart (Romanzo di Renart). Nel primo, precetti amorosi in forma allegorica si mischiano a nozioni di filosofia e di scienze naturali; nel secondo, animali parlanti (tra i quali la volpe, «renard», in francese) incarnano vari caratteri umani, spesso con spirito ironico.