Lauda-laudario

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Intorno al 1233 si sviluppa in Umbria un movimento religioso, chiamato alleluja, che si diffonde poi rapidamente nell’Italia settentrionale. Esso è costituito da folle esaltate di credenti, che percorrono città e campagne cantando lodi a Dio e preannunciando l’avvento di una nuova era di pace e fraternità. Pochi anni piú tardi (1260-1261), lo slancio mistico dell’alleluja trova piú compiuta espressione nei disciplinati o flagellanti. Costoro seguono le dottrine del predicatore eremita Raniero Fasani, che s’ispira agli ideali di Gioacchino da Fiore, un frate cistercense già condannato dalla Chiesa. Infiammati dalla predicazione, i fedeli marciano in processione, accompagnando le flagellazioni collettive con penitenze durissime e preghiere incessanti. Nel corso delle processioni, essi alternano il canto corale di salmi tradizionali, in latino, con inni in volgare, nei quali si lodano Dio, la Vergine, Cristo e i santi. Questi inni sono la prima forma di lauda. La lauda nasce dunque come canto religioso, e all’inizio si limita alla recitazione pubblica, che talvolta ha luogo sul sagrato delle chiese o nelle piazze. Solo in seguito il termine si allarga a tutte le poesie religiose, che verranno raccolte nei laudari. Nel corso degli anni la lauda subisce un’evoluzione continua, fino a cambiare struttura, dando luogo alla lauda drammatica, che costituirà la prima forma teatrale in Italia: sarà infatti una «sacra rappresentazione» con piú personaggi dialoganti. La diffusione di questa espressione religiosa raggiungerà l’apice nel Trecento e nel Quattrocento. La metrica della lauda è, per lo piú, quella della ballata: composta da un certo numero di strofe, ciascuna preceduta da un ritornello, le strofe – solitamente – venivano cantate da un solista, mentre il ritornello veniva cantato dal coro. I tipi di versi piú usati erano l’endecasillabo e il settenario. La scelta stilistica ha in realtà una chiara implicazione polemica, poiché sottintende la volontà di sostituire gli argomenti profani, tipici della ballata, con temi esclusivamente religiosi. A noi sono giunti diversi laudari: di Cortona (scritto da Garzo), di Perugia, di Urbino. Essi trattano argomenti religiosi di vario genere, passando dalla lode a Dio alla meditazione sulla vita e la morte, e non di rado ospitano allusioni e riferimenti a specifiche situazioni locali.