Il Novellino Stampa la pagina << indietro

La raccolta di novelle piú interessante del Duecento è il Libro di novelle et di bel parlar gentile, o Le ciento novelle antike, piú nota come Novellino. Essa spicca per vivacità e garbo narrativi. 

La compilazione originale è andata perduta: essa doveva comprendere 120 o 130 novelle. A noi sono giunte ben sette varianti, attraverso sei manoscritti, ognuno dei quali ospita un numero e una scelta diversi di novelle. La settima, che ne contiene cento - e giustifica uno dei titoli -, è un’edizione a stampa del Cinquecento.

La data di composizione è incerta: gli studiosi la pongono tra il 1280 e il 1300 sulla base di riferimenti a personaggi ed episodi citati nei testi. 

Un altro problema critico, mai risolto con certezza, è il numero degli autori: non si sa, infatti, se al Novellino abbia lavorato un solo scrittore o se il libro nasca dall’accostamento di testi dovuti a piú persone. Si ignora anche se chi ha raccolto le novelle, facendole precedere da un Proemio, sia lo stesso che le ha scritte. Alcuni elementi consentono tuttavia di attribuire all’opera un solo raccoglitore, ignoto ma di cittadinanza fiorentina, e dimostrano che egli ebbe notevole competenza e consapevolezza in campo letterario. 

L’autore trae la sua materia da molte fonti diverse, e non di rado le cita in apertura della novella. I ricordi biblici si accostano a quelli degli scrittori pagani classici, tra i quali Valerio Massimo e Aulo Gellio. Alcune novelle si ispirano invece a testi provenzali e francesi; altre ancora attingono agli exempla medievali in latino e in volgare. 

Nel Proemio, l’autore dichiara i suoi intenti: vuole «rallegrare il corpo e sovenire [aiutare] e sostentare», senza per questo offendere Dio, la religione e la morale. Si propone, inoltre, di dire cose piacevoli in forma piacevole. Egli riporterà, prima di tutto, «fiori di parlare», cioè una scelta di motti eleganti e divertenti. I temi saranno «belle cortesie», «belli risposi» (risposte), «belle valentie» e «belli donari», cioè esempi di cortesia, di arguzia, di valore e di generosità. Si parlerà anche di amore. 

I personaggi sono, come si intuisce, moltissimi. La raccolta li dispone in una successione che rispetta la scala sociale, dividendoli tra nobili e borghesi, tra uomini dotti e semplici figure del popolo. La distinzione gerarchica non implica però nessun disprezzo per le classi meno elevate: la virtú, il vizio, la liberalità o la «cortesia» si trovano in chiunque. Alcune figure sono quelle celebri nel mondo antico, gli eroi del mito classico, ma piú spesso l’autore sceglie personaggi della storia contemporanea. Tra questi, spicca la nobile figura di Federico II.

Fin dal Proemio, lo scrittore esprime nello stesso tempo un ideale estetico e uno di comportamento: alla leggiadria dello stile dovrà corrispondere la nobiltà degli esempi di vita offerti al lettore. Anche il destinatario, del resto, ha un profilo netto: è uomo intelligente, di buone maniere, abbastanza colto e sagace da apprezzare quegli «specchi» (esempi) di vita che gli verranno  presentati. L’autore auspica poi che i suoi lettori siano capaci di imitare il modello suggerito e di trasmettere ad altri, meno dotti ma desiderosi di sapere, gli stessi ideali di cortesia e gentilezza. 

Lo stile è vivace, e rispetta il modello del sermo brevis. Sono frequenti i dialoghi e le battute «a botta e risposta», che esaltano l’arguzia e la prontezza degli interlocutori. Il lessico, semplice e scorrevole, conferisce al discorso un andamento spigliato e lo rende gradevole alla lettura.

La critica non è concorde sul valore artistico da attribuire al Novellino, e tra i giudizi piú severi va ricordato quello di Natalino Sapegno, che rimprovera all’opera schematismo di temi e aridità di stile. Tuttavia, è indubbio che il libro rappresenta un momento importante nello sviluppo della novella. È infatti il primo testo in Italia che svolge temi laici, ma anche il primo che si distacca da un intento moraleggiante e s’avvicina a quel gusto per il racconto disinvolto e libero che incontrerà tanta fortuna nei secoli seguenti.

 


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Ultimo aggiornamento: venerdì 16 agosto 2013