Il tumulto dei Ciompi

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A Firenze i ciompi erano i salariati e i lavoratori piú umili dell’Arte della Lana, non iscritti però a nessuna delle Arti, né Maggiori, né Minori. Sfruttati dai maestri delle botteghe che li remuneravano con paghe da fame, dopo aver tentato invano di darsi un’organizzazione, nel 1378 si sollevarono chiedendo l’istituzione di una nuova Arte. Occuparono il Palazzo della Signoria, ottenendo attraverso il loro rappresentante Michele di Lando, gonfaloniere di Giustizia, la creazione di tre nuove Arti dette «del popolo minuto» o «del popolo di Dio», costituite le prime due da tintori e farsettai, la terza dai ciompi veri e propri. Ogni gruppo (composto ora da sette Arti Maggiori, quattordici Minori e tre del popolo minuto) aveva diritto ad un terzo delle cariche pubbliche. L’Arte della Lana si oppose con una serrata, chiudendo le botteghe; l’inasprimento della lotta politica provocò anche l’opposizione ai ciompi da parte delle Arti Minori, inizialmente solidali con loro. Michele di Lando fu accusato di tradimento dai ciompi; molti di loro furono costretti a fuggire; i capi vennero presi e giustiziati. Abrogate tutte le conquiste dei rivoltosi, nel 1382 il potere fu ripreso saldamente dalla fazione guelfa.