Le opere in latino

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Per molti secoli, e fino ai primi decenni del nostro, la critica ha privilegiato la lettura e l’analisi delle opere petrarchesche in volgare, attribuendo maggior valore all’attività del poeta che a quella del letterato e dell’erudito. Oggigiorno, invece, è stata pienamente rivalutata la produzione in latino: essa, oltre ad essere assai piú varia di quella in volgare, che è tutta in versi, è ricchissima e testimonia i diversi aspetti e le molteplici sfumature della complessa personalità dell’autore, il quale volle consegnare proprio alla produzione in latino l’immagine di sé e le speranze di gloria presso i posteri. Inoltre non è da sottovalutare il fatto che nei testi latini il profondo travaglio spirituale dell’autore, sempre combattuto tra le aspirazioni terrene e la volontà di superarle, appare con altrettanta chiarezza e vigore che in quelli in volgare. Analogamente, emerge da queste opere il dissidio fra due concezioni del mondo, del quale il Petrarca è emblema e interprete. Da un lato la civiltà medievale, con i suoi princípi trascendenti, è ormai sulla strada della decadenza; dall’altro si profila una civiltà nuova, ma non ancora pienamente affermata, che mette al centro del mondo l’uomo, e ritrova nella classicità i fondamenti dei suoi piú alti valori. Tradizione e novità: l’autore si muove fra questi due poli, fin dall’ampio epistolario, pensato su modelli latini, tra i quali prevalgono quelli di Cicerone e di Seneca. Tra le epistole, i Rerum familiarium libri (o Familiares), dei quali l’autore stesso curò la pubblicazione, raccolgono, in 24 libri, 350 lettere indirizzate a parenti, amici e, in qualche caso, a ideali interlocutori dell’antichità (Cicerone, Virgilio).La piú celebre è forse quella in cui il Petrarca descrive l’ascensione al Monte Ventoso. Dalla raccolta, composta tra il 1325 e il 1366, sono escluse le epistole Sine nomine, 19 lettere prive del nome del destinatario perché contenenti pesanti critiche nei confronti della Curia avignonese. In 17 libri sono invece le 125 Rerum senilium libri (o Seniles), scritte tra il 1361 e il 1374, a conclusione delle quali avrebbe dovuto trovarsi, probabilmente, la Epistula ad posteros (o Posteritati), rimasta incompiuta. Le Variae, che il Petrarca non aveva voluto rendere pubbliche, e i 3 libri delle 66 Epistulae metricae, in esametri, concludono il panorama delle lettere. In esse, il Petrarca si discosta decisamente dal modello della trattatistica medievale, adottando il genere epistolare, assai diffuso nell’antichità, attraverso il quale argomenti di varia umanità e profonde questioni morali sono affrontati in forma colloquiale, e il poeta non si basa su assunti dottrinali astratti, ma lascia ampio spazio a esperienze concrete e a riflessioni personali.