Le opere polemiche

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Da spunti autobiografici nascono anche le cosiddette «opere polemiche». Nelle Invectivae contra medicum quendam, in 4 libri, il Petrarca polemizza vivacemente contro un medico della corte avignonese, che lo aveva rimproverato per aver suggerito al Papa di allontanare da sé i medici presuntuosi e ignoranti. Con calore e passione, l’autore vi difende un ideale di uomo colto, che attraverso la dedizione allo studio e alla poesia raggiunge i valori disinteressati della virtú. Nel 1367 scrive il De sui ipsius et multorum ignorantia, in cui polemizza con quattro giovani filosofi averroisti. Costoro gli rimproveravano d’essere ignorante di scienza e di filosofia sistematica; il Petrarca replica, ribadendo la propria fiducia nella cultura intesa come ricerca della virtú, dell’affinamento spirituale, del progresso morale, e non come inutile bagaglio di erudizione. Merita una citazione, infine, l’Invectiva contra eum qui maledixit Italiae, opera rivolta contro il frate Jean de Hesdin, responsabile di un violento attacco contro l’Impero romano e contro il Papato. Opera minore, essa testimonia tuttavia in modo sintetico ma completo l’ideale politico del Petrarca: l’utopia di ricostruire la nobile grandezza della repubblica romana, l’esaltazione delle virtú civili e del disinteresse personale nell’azione politica, la fede nella rinascita di una Roma capace di unire gli antichi valori della civiltà classica con quelli della Chiesa, cardine e guida del Cristianesimo universale.