Il Secretum

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Tra le opere in latino, un posto particolare occupano i trattati detti «ascetici», perché accomunati dal tema della riflessione intima, del distacco dalle cose terrene, della meditazione cristiana. Il principale è il Secretum, steso probabilmente tra il 1342 e il 1343, ma piú volte rielaborato, e non destinato alla pubblicazione. È composto di tre libri: ognuno di essi riassume una giornata di discussione tra il Petrarca e sant’Agostino, alla presenza di una bellissima donna muta, la Verità, che deve garantire la sincerità del colloquio. Il dialogo immaginario s’ispira alle Confessioni dello stesso Agostino, ma non trascura i modelli di Cicerone, di Seneca e soprattutto di Boezio. Attraverso la conversazione con il Santo, lo scrittore sviluppa un’analisi profonda e sincera del proprio animo, e scava all’interno dei sentimenti e delle contraddizioni, che travagliano di continuo la sua vita. Nel primo libro, le domande di sant’Agostino fanno venire alla luce la «malattia» morale del Petrarca: la mancanza di volontà. Essa gli impedisce di staccarsi completamente dalle aspirazioni terrene – alle quali pure vorrebbe sfuggire –, e di raggiungere il bene spirituale, cui tuttavia tende. Nel secondo libro, sant’Agostino analizza l’animo di Francesco e lo costringe ad ammettere d’essere colpevole di tutti i peccati capitali, eccetto l’invidia. Francesco è debole soprattutto davanti al richiamo degli agi, della ricchezza e degli onori, troppo superbo del proprio intelletto e della propria cultura, incline a cedere alla bellezza femminile e alle passioni. Ma la vera «malattia» e colpa dell’autore è l’accidia, quel sentimento di inquietudine, di insoddisfazione e di inerzia che nasce dalla percezione della vanità dell’agire umano. Nel terzo libro, infine, sant’Agostino esamina la propensione del Petrarca per l’amore e per la gloria, e arriva a concludere che esse sono le piú pesanti «catene» che legano l’animo suo. Francesco si difende, stavolta, con obiezioni diverse da quelle precedenti. Nel corso del colloquio, infatti, egli aveva sostenuto di non aver commesso i peccati che Agostino gli rimproverava. Ora, invece, riconosce che in lui si agitano le passioni d’amore e il desiderio di gloria, ma non vuole accettare il fatto che queste aspirazioni siano di per sé colpevoli. Egli quindi difende il suo amore per Laura come un tramite fra lui e Dio, e sostiene che il desiderio di gloria è un sentimento onorevole. Anche se non può essere messo a confronto con l’amore per Dio, non per questo esso è privo di un suo valore specifico. Sant’Agostino, con serrate argomentazioni, lo porta ad ammettere che l’amore per Laura e la brama di gloria sono in realtà impulsi solo terreni e non spirituali, e che pertanto lo allontanano da Dio. Tuttavia, nel finale, lo scrittore, pur riconoscendo la validità di quanto Agostino ha affermato, non può promettere di rinunciare a quelle aspirazioni, che sono il cardine della sua vita. Il Secretum diventa cosí una confessione, una testimonianza lucida e appassionata della crisi di una coscienza sempre inquieta. La forma del dialogo riflette in modo illuminante il dissidio interiore tra le inclinazioni e le passioni terrene, espresse da Francesco, e l’intenso richiamo ad una totale purezza dello spirito, al quale dà voce sant’Agostino. Il Petrarca sente e soffre intensamente questo dissidio, e non lo risolve mai, ma nel Secretum riesce ad analizzarsi con chiarezza, a ricostruire gli elementi del suo conflitto e a dar loro una sistemazione razionale. Il Secretum è anche un documento di inestimabile importanza per ritrovare nel Petrarca i segni del tramonto dei valori medievali e quelli dell’ancora incerta affermazione del nuovo modello umanistico. A questo proposito il contrasto finale con sant’Agostino è rivelatore. Francesco infatti rivendica all’uomo il diritto di agire per scopi terreni e di amare una donna senza per questo perdere la sua dignità e il suo senso religioso, anche se si tratta di una spiritualità vissuta in forma tormentata e tutta personale.