Le rime in vita di Laura

  Stampa la pagina << indietro
Il Canzoniere inizia con una serie di componimenti dedicati al rinnovamento spirituale operato dall’incontro con Laura, avvenuto il giorno del Venerdi Santo del 1327. Sono queste le «rime nuove», giovanili, dettate dall’inesperienza della vita e dalle passioni (I-LX). Il poeta vive poi in uno stato confusionale: il dilemma Amore-Dio lo getta in un travaglio penoso, ma finalmente egli riconosce che la causa di tutto questo è la passione per Laura. Una lettura attenta del sonetto proemiale Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono ci immette direttamente nell’atmosfera del Canzoniere. Il sonetto è certamente ascrivibile agli anni della maturità letteraria del poeta: sulla sua datazione si sono fatte varie ipotesi, da quella piú giovanile del Wilkins (1347) a quella invece piú tarda dello studioso spagnolo Francisco Rico (1350), ma sono da menzionare anche le soluzioni proposte dal Contini che lo colloca in morte di Laura e del Chiòrboli (1348-49). Ma al di là del problema cronologico, che ha sicuramente la sua importanza, il sonetto andrà visto come documento iniziale, introduttivo e quindi riepilogativo della materia contenuta nell’opera. Si è molto insistito ad esempio sulla precisa indicazione di un ascoltatore esterno, che Petrarca già individua in un pubblico intellettuale e raffinato («chi per prova intenda amore»), in grado cioè di comprendere le ragioni profonde del travaglio interiore che ha colpito il poeta. Da alcuni precisi segnali che Petrraca ha disseminato all’interno del sonetto proemiale è possibile ravvisare una forte consapevolezza della propria opera letteraria: l’accenno alle «rime sparse» e al «vario stile», la puntualizzazione ottenuta con i termini suono e sospiri, presuppongono un ritorno all’ascolto, a una musicalità e una vocalità che sono alla base di una diversa strategia letteraria, perfino rispetto alle rime stilnovistiche o ai canzonieri provenzali, già pensate per un pubblico di lettori. In un certo senso Petrarca nasconde il processo della scrittura, preclude quello della lettura e rimanda i destinatari del testo all’ascolto della sua esperienza che è oramai completamente esautorata di riferimenti reali e può essere cosí assunta soltanto in chiave metaforica . Il voi con il quale inizia il Canzoniere è in realtà un soggetto di comodo, quasi un paravento per nascondere il vero protagonista, l’io del poeta che si scorge subito al v. 2; il sonetto quindi si struttura fino dall’incipit come una contrapposizione binaria di elementi: la scansione interna è giuocata per esempio sui due tempi della vita del poeta («in sul mio primo giovenile errore») cui si contrappone l’amara constatazione della propria vergogna («Ma ben veggio or»). La storia narrata nel Canzoniere si posizione tra queste due coordinate temporali: l’allora e l’oggi, l’errore giovanile e il pentimento della maturità. Una divaricazione che implica per il poeta una diversa prospettiva esistenziale, quella della crisi interiore e di una frattura della propria identità («altr’uom da quel ch’i’ sono»): l’evoluzione interna del Canzoniere ripercorre questo itinerario psicologico e religioso di ricostruzione dell’io e di mutamento dell’anima; tutta la vicenda si snoda nel tentativo di individuare e sottolineare un orizzonte etico, una sostanza morale capace di offrire una risposta ai propri dubbi interiori. Petrarca racconta Laura attraverso il mito di Dafne: è una narrazione apollinea celebrata nella luce e nel paesaggio di Valchiusa (LXI-CXXIX). Al di là di questa celebrazione, Laura diviene oggetto di un presentimento di morte: la malattia della donna tormenta il poeta e offusca la bellezza di Laura. In questa sezione del Canzoniere si collocano i «sonetti del presentimento» (CCXLVII-CCLIV): Laura diviene la proiezione di uno stato d’animo di sgomento e angoscia, di solitudine e di meditazione sul desti no dell’artista.