Le forme del testo poetico
Il rapporto tra la produzione e i destinatari del testo letterario, tra scrittori e pubblico, si modificò decisamente grazie al prestigio delle corti e dopo la comparsa delle università: ma si rese necessaria, di conseguenza, una ridefinizione teorica degli stili e un adeguamento delle pratiche retoriche alle esigenze della società urbana, un fenomeno, questo, che affiancò la concezione “cortese” dei modelli di comportamento. Nel Duecento gli scrittori e il pubblico sono categorie sociali che ancora coincidono, perché scarsa è la riproduzione materiale dei testi e soprattutto difficile appare la loro circolazione in un ambito che non sia quello specialistico degli stessi intellettuali, delle istituzioni politiche o ecclesiastiche. Ma già nell’età di Dante Alighieri, dopo le esperienze della lirica siciliana, guittoniana e stilnovistica, la diffusione della letteratura cominciò a interessare strati sociali variamente diversificati, comunque piú ampi e riconducibili a una composizione che si va adattando alla situazione economica, allo sviluppo delle città e dei commerci, al peso crescente dei ceti mercantili e delle attività finanziarie.
Un esempio di eccezionale importanza, e che conferma la saldatura tra la civiltà cortese dei Siciliani e quella borghese toscana ed emiliana della seconda metà del Duecento, è costituito dal manoscritto Vaticano Latino 3793, che documenta in modo considerevole la lirica italiana delle origini, dal “notaro” Giacomo da Lentini a Dante. Gli studi paleografici, il gusto, la struttura del codice Vaticano dimostrano la sua origine nell’ambiente mercantile fiorentino, segno di un ormai avvenuto passaggio dalla cultura della corte federiciana al piú dinamico ambiente cittadino dell’Italia centro-settentrionale. E toscani sono anche i primi due canzonieri duecenteschi, il Banco Rari 217 e il Laurenziano Rediano 9, a ribadire il prestigio della stagione guittoniana e stilnovistica, parallelo alla rilevanza economica e politica di Firenze, Lucca e Pistoia.
Accanto alla tradizione manoscritta un settore di grande interesse, proprio per via dei risvolti materiali dovuti alla realizzazione e alla diffusione del testo, è quello che riguarda lo svolgimento delle tecniche collegate al libro, alla sua riproduzione e conservazione. Già alla fine del Duecento cambiano sia il concetto di libro sia quello di opera letteraria: si passa cosí dal “libro di rime” al modello del Canzoniere petrarchesco; si affermano esperienze in prosa come la raccolta di novelle e il libro di viaggio. Sulla scia di una maggiore coscienza politica, le istituzioni comunali iniziano a commissionare ampie ricostruzioni storiografiche, che vengono composte in latino o in volgare: tra gli autori piú interessanti di questo genere specifico sono da menzionare il veneziano Martino da Canal, il parmense Salimbene de Adam, e i fiorentini Ricordano Malispini e Dino Compagni.